Cronaca di un viaggio in sidecar, scoprendo l’Italia più bella tra controlli orari, prove speciali, degustazioni e serate in compagnia, per un totale di 6 tappe e ben 1900 chilometri
La storia del sidecar racconta che tale mezzo fosse una simpatica ed economica alternativa all’ automobile con la quale i nostri nonni e bisnonni scorrazzavano le proprie famiglie in amene gite fuori porta, nel periodo che va dal primo dopoguerra al boom economico degli anni ‘60.
Francamente dopo 1900 km su strade secondarie piene di curve e saliscendi che simulano bene quelle normalmente percorse prima dell’avvento delle autostrade, mi sono convinto che i nostri avi sidecaristi fossero sostanzialmente dei supereroi. Con quale coraggio portare la famiglia su un mezzo completamente asimmetrico che ti costringe a risolvere complessi problemi di fisica del veicolo ogni volta che devi impostare una curva? Ebbene si! Per me e mia moglie Silvia, aver concluso la Milano Taranto senza cappottarci è stata una grande soddisfazione!
Il desiderio di partecipare alla MITA nasce qualche anno fa, nel 2018, ma gli impegni quotidiani e la pandemia purtroppo hanno avuto la meglio fino al 2023. Tale velleità di avventura nasce in famiglia: i miei genitori parteciparono con lo stesso sidecar, un Gilera Saturno Turismo del 1950, alla Milano Taranto del 1989 e il loro passaggio a Roma mentre ero accudito dai nonni è uno dei primi ricordi “motociclistici” della mia infanzia.
Spiegare tale desiderio a Silvia e convincerla a partecipare è stata la sfida più grande, seconda solo alla sopra menzionata sfida anti-cappottamento della motocarrozzetta. Raccolta la sfida, vi toccherà leggere tutto il lungo e noioso racconto, per capire se tale sfida si sia conclusa tra avvocati divorzisti o se sia sfociata in una fantastica avventura.
Ma andiamo con ordine, partendo dai preparativi caratterizzati dalla meticolosa preparazione del mezzo, da qualche uscita in prova ma soprattutto da rituali scaramantici nella speranza che la moto non ci lasciasse per strada, almeno non nelle prime tappe.
Arriva finalmente il tanto atteso 2 Luglio, giorno della partenza della prima tappa, quella notturna. Partenza a mezzanotte e tre minuti dal parco di Novegro dopo un pomeriggio nel quale abbiamo subito conosciuto organizzatori, altri partecipanti e la combriccola degli altri sidecaristi, italiani, svizzeri, olandesi e francesi, chi su BMW, chi su Guzzi Falcone ed Astore e noi sulla più anziana del gruppo.
Siamo il primo equipaggio sidecar a partire e passeremo tutta la notte davanti agli altri, più brillanti come prestazioni rispetto al nostro monocilindrico ma evidentemente timidi nel superarci, timorosi di perdersi nella navigazione notturna. L’ impegno della prima tappa ci lascia piuttosto meravigliati. Siamo stati in moto più di 12 ore con Silvia che più volte si è addormentata nel carrozzino. Per dovere di cronaca i due sidecar Guzzi Astore e Falcone, circa coetanei del nostro Gilera, hanno bruciato la frizione su una ripidissima salita alla quale siamo stati costretti da una deviazione per lavori. Solo il mio poco cavalleresco intuito di far scendere Silvia e farle percorrere circa 300 m in salita a piedi, tra un sonnellino e l’altro, ci ha consentito di superare indenne tale salita. Comunque, giù il cappello per entrambi gli equipaggi Guzzi che sono riusciti a proseguire, chi cambiando la frizione e chi tornando a casa e prendendo un altro sidecar.
I controlli orari ci sono comunque sembrati non troppo tirati e siamo arrivati sempre in tempo nonostante un andatura piuttosto tranquilla e diverse brevi soste per riposare.
Riposati e grintosi partiamo per la seconda tappa Bologna-Pontedera. Si inizia sulla Statale Porrettana dove la salita inizia a metterci alla prova. Data la pendenza, siamo costretti a fare diversi tratti in prima e seconda, pian pianino. Comprendiamo subito che le impressioni della precedente tappa circa i Controlli Orari non tirati potrebbero cambiare…. Dopo la festosa accoglienza a Porretta, si riparte in direzione Barberino del Mugello. Salita tosta e prudenza in discesa: morale della favola arriviamo al Controllo Orario dopo circa un’ora e mezza con soli 10 secondi di anticipo e siamo costretti a subito ripartire per il successivo CO senza possibilità di riposare un attimo. Il tutto si ripete il giorno dopo durante la terza tappa Pisa – Assisi: dopo ore di guida nella Toscana più bella, arriviamo a Civitella in Val di Chiana nella cui piazzetta affollata è allestito il controllo orario. Passiamo al CO senza fermarci, dopo esserci fatti goffamente largo tra partecipanti indaffarati al punto ristoro, le moto e i sidecar che attendono il loro minuto di transito. Solo dopo aver superato il CO, capisco di essere passato giusto in tempo nel mio minuto come previsto dalla tabella di marcia. Sono convinto che Silvia possa scendere e gridare “Basta!!”, invece proseguiamo senza sosta per fortuna senza decontrarci, con il solo rammarico di non riuscire a gustarci i tanto desiderati punti di ristoro.
Le serate dopo gli arrivi di tappa sono piacevoli, conosciamo tantissimi compagni di avventura sia motociclisti che sidecaristi tra i quali si crea un bel gruppo anche grazie all’ affiatamento delle passeggere, che contribuiscono significativamente alle quota rosa dell’evento.
Inizialmente non pensiamo alla classifica, le due prove speciali di ogni tappa ci divertono ma le energie sono tutte concentrate nell’ arrivare in tempo ai CO. Nella seconda e terza tappa iniziamo a metterci parecchio di impegno anche nelle prove di precisione registrando passaggi di tutto rispetto, fino a pochi millesimi di secondo di scarto. Dalla metà gara in poi, la classifica della classe sidecar è sempre cortissima con tre dei sei equipaggi quasi a pari merito.
Le tappe nel Centro e nel Sud sono una vera e propria scoperta, grazie alla scelta di percorsi a dir poco stupendi. Il Chianti, lo spettacolare arrivo ad Assisi ma soprattutto ricorderemo la tappa in Lazio e Abruzzo, una “tappa marathon” con più di 150 km tra un CO ed il successivo nello scenario montano dei Colli di Monte Bove.
Poi la Campania, San Bartolomeo in Galdo, dove finalmente gustiamo un ottimo piatto di pasta con le cime di rapa e infine l’accoglienza della Puglia tra filari di ulivi e paesaggio mediterraneo
Si viaggiare dolcemente senza strappi al motore, evitando le buche più dure…. canticchio mentre maledico la manutenzione delle strade di molte province del nostro amato Mezzogiorno.
Gli ultimi chilometri ci vedono scortati dalla polizia. Tutti i sidecar entrano insieme in Taranto dopo circa 1900 km. Siamo emozionati e festeggiamo l’arrivo sul lungomare!
Mi ha colpito fin di primi giorni della gara il legame che l’organizzazione ha con le amministrazioni locali, motoclub e gruppi di volontari, tutti coinvolti nell’ allestimento delle fermate per i controlli orari. Più volte siamo stati accolti da sindaci e assessori. Il passaggio della manifestazione è piuttosto sentito da spettatori e curiosi, con un calore crescente verso il sud. Nelle fermate in Puglia abbiamo avuto l’impressione di essere parte di una vera e propria festa.
Un’ altra eccellenza dell’organizzazione di questa MITA è la scelta del percorso e la relativa “frecciatura”. Possiamo dire che tutta la gara si è svolta su strade secondarie di grande interesse paesaggistico, quasi senza tratti di collegamento su arterie principali. Inoltre, una volta presa dimestichezza con forma e dimensioni delle frecce, non si può sbagliare! Le frecce sono posizionate con precisione per i quasi 2000 km della gara, in ciascuna rotonda o incrocio. Avevo con me anche la traccia GPS messa a disposizione dagli organizzatori ma non è stato necessario utilizzarla.
Dopo la bagarre durata fino all’ ultima prova speciale, nonostante il nostro profuso impegno nell’ ultima giornata, i risultati cronometrici non sono ottimi ma complessivamente migliori dei nostri diretti concorrenti. Vinciamo la classe sidecar per un solo punto!
Insomma, per noi un’esperienza fantastica! Ci vediamo l’anno prossimo? Mah vediamo… devo parlarne con mia moglie…