MI-TA al femminile

Natalina, Claudia e Lina Sabatini

C’è chi cade in acqua, sotto la pioggia torrenziale, ma si rialza e ci ride su; c’è chi rompe il cambio, ma riesce a ripararlo grazie all’aiuto degli altri concorrenti; c’è chi rimane a secco e va ad attingere dal carburante del marito.

Sono storie di donne alla Milano-Taranto, una manifestazione che è sempre più “rosa”, grazie a una partecipazione crescente di concorrenti di genere femminile. Era il 1988 quando la prima donna ha preso parte alla maratona: si tratta di Patrizia Simeoni che guidava una Mondial 125cc. Fulvia De Vivo, concorrente nel 1991, è stata invece la prima donne under 18: aveva 17 anni quando ha partecipato alla sua prima Mita insieme al padre e allo zio.

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In totale, ad oggi, dei 1.903 partecipanti, 1.733 sono stati uomini, 170 donne. Di queste 89 hanno partecipato – almeno una volta – guidando la propria moto, le altre sono state passeggere. L’edizione più “femminile” è stata quella del 2011 che ha visto la presenza di 19 pilote e 15 passeggere.

Tra le donne della Mita c’è Liviana Di Valentin che, dal 1994, accompagna il marito Roberto in sidecar: la coppia avrebbe dovuto partecipare anche quest’anno ancora insieme per il ventisettesimo anno consecutivo.

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C’è Matilde Van Ginneken, ottimo navigatore, che insieme al marito Jelle ha partecipato su Messerchimit dal 2001 al 2011. Ci sono Nel De Hoop e Alie Ranzijn, zia e nipote, che, nel 2006, sono state il primo equipaggio sidecar composto interamente da donne. C’è Carla Pizzato che, dopo aver assistito il marito e i due figli nell’edizione 2008, l’anno successivo ha deciso di partecipare come pilota e poi ci ha preso gusto: quest’anno avrebbe dovuto prendere parte alla sua ottava Milano-Taranto.

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C’è l’austriaca Isabelle Lodron che ha partecipato a diverse edizioni, dando prova di grande passione, coraggio e determinazione: nel 2018 ha portato a Taranto una James Super sport del 1926. Lo stesso si può dire di Paola Balestra: concorrente da diversi anni, ha alternato Mòndial, Guzzi e Gilera. Luciana Xamo dal 2010 al 2013 è arrivata al traguardo cavalcando la sua Super Alce 500 cc. La Mita è una vera passione di famiglia per Nadia de Marcellis che nel 2015 ha partecipato insieme alla figlia Katy, al figlio Alberto e al papà Mario. Appena 14 anni, ma una grinta non comune, caratterizzano Delia Mostosi che nell’edizione 2019 ha accompagnato il padre Gianni come hanno fatto prima di lei i fratelli Arrigo e Livio. La tedesca Sabine Noack è un’altra fedelissima della Mita e partecipa con il marito e i due figli, tutti rigorosamente in BMW: è lei che lo scorso anno è rimasta a secco mentre attraversava le Murge ed è riuscita a ripartire solo dopo aver attinto dal serbatoio del marito. Maria Rosaria Dreher è invece la concorrente che la scorsa edizione ha fatto molto parlare di sé per la grande prestazione che ha realizzato: dopo aver affrontato con coraggio e determinazione un lungo tratto sotto la pioggia battente, è caduta col suo mezzo in un fosso allagato, ma si è rialzata immediatamente rasserenando tutti con grandi sorrisi.

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C’è anche nonna Silvana Visentin che ha fatto la sua prima Mita nel 2017, da passeggera, a 85 anni, non ha mancato nessuna delle edizioni successive e si era iscritta anche per il 2020, a 88 anni.

E poi ci sono Claudia, Lina e Natalina Sabatini, le organizzatrici della Milano-Taranto, figlie del fondatore e patron della manifestazione, Franco Sabatini. Da loro ci siamo fatti raccontare qualcosa della Mita, di come è cambiata negli anni, anche in seguito al loro avvento.

C’è qualcosa che avete notato in questi anni che accomuna le partecipanti donne della Mita e le distingue dagli uomini?

Non crediamo che ci siano differenze, la stessa grinta e tenacia che ci mettono le donne ce la mettono anche gli uomini. Gli uomini sono sempre portati, per spirito di cavalleria, ad aiutarle in caso di necessità però aiuterebbero anche un uomo, come succede spesso, quindi direi proprio che la Milano-Taranto azzera le differenze di genere.

Quali sono le moto più particolari che sono state portate alla Mita da donne?

Senz’altro la più particolare è la James Super sport del 1926 di Isabelle Lodron perché è stata una delle più vecchie e particolari in quanto credo abbia il cambio al manubrio, non molto agevole per percorrere 1700 km circa di strade miste. Un altro mezzo che merita di essere menzionato è senza dubbio il Falcone sidecar di Nel De Hoop in quanto il sidecar è a “ciabatta” e quindi sicuramente non confortevole per il passeggero, ma molto spettacolare.

In generale quali moto d’epoca preferiscono le donne? Ci sono marchi o modelli più gettonati?

Nelle prime edizioni si cimentavano con moto di piccola cilindrata oppure con gli scooter, ora invece ci sono donne anche nelle categorie maggiori perché evidentemente risultano più affidabili.

Nello staff oltre a voi tre sorelle ci sono donne? In quali ruoli?

Nello staff, oltre a noi, sono presenti donne in vari ruoli come ad esempio nell’organizzazione della logistica alberghiera, come addette ai controlli orari, come interpreti, nell’assistenza meccanica, a supporto del recupero piloti con moto in avaria e nell’assistenza medica.

Per voi cosa significa organizzare questa manifestazione? Vostro padre vi ha trasferito questa passione?

Inizialmente – eravamo delle ragazzine – il nostro ruolo, approfittando delle vacanze estive, era quello di  aiutare il babbo in questa meravigliosa avventura. Era un aiuto marginale, rivolto soprattutto a lavori di segreteria e scartoffie varie.

Con il tempo tuttavia siamo state sempre più coinvolte, la nostra passione per la Mita cresceva e crescevamo anche noi. Avevamo voglia di affermarci e dimostrare che, anche se giovani, sapevamo il fatto nostro. Abbiamo apportato dei cambiamenti e delle idee nuove, infatti all’aspetto puramente motoristico abbiamo voluto unire la valorizzazione del territorio, le sue peculiarità gastronomiche, le bellezze architettoniche e paesaggistiche e molto altro. Inizialmente è stato impegnativo, ma credo che alla fine abbiamo ottenuto le nostre soddisfazioni e abbiamo guadagnato la stima del nostro staff e dei tanti collaboratori sparsi un po’ ovunque da Milano a Taranto.

Il vostro avvento alla guida della Mita ha portato delle novità?

Il cambiamento epocale è stato internet e la costruzione del sito della Milano-Taranto che l’ha portata a farsi conoscere in tutto il mondo. Anche organizzare ora è molto più semplice non solo grazie a internet, ma anche più in generale grazie alle nuove tecnologie a nostra disposizione. Ricordo che nelle prime edizioni non esistevano ancora né telefoni cellulari né computer. Quanto tempo è passato: noi invecchiamo ma la Milano-Taranto no.

Quali sono le vostre moto d’epoca preferite?

Amiamo un po’ tutte le moto d’epoca anche se rivolgiamo una particolare attenzione alle Gloriose cioè a quelle moto di piccola e media cilindrata – fino alla 175cc – che hanno realmente corso la Milano-Taranto quando era ancora una gara di velocità: tra le tante citiamo ad esempio – anche per motivi campanilistici – la moto Perugina, che veniva costruita a due passi da casa nostra e con la quale partecipò il perugino Enio Ambrosi nel 1955. Comunque ci piacciono anche le moto moderne, ma per le staffette e magari per una gita domenicale con i nostri mariti.

Come si preparano le donne alla Mita

 Prima di affrontare la Mita, soprattutto se sono alla loro prima esperienza, gran parte delle donne, così come molti uomini tra l’altro, si preparano seguendo i consigli dello staff – sempre disponibile e pronto a rispondere a richieste ed esigenze – oppure di amici che prima di loro hanno fatto la maratona: si cerca di partire sempre in buone condizioni di salute e riposati. Per affrontare la Milano-Taranto occorre certamente buona resistenza, specie per la prima tappa in notturna con partenza a mezzanotte, ma questo non spaventa le concorrenti donne le quali, anzi, raccolgono sempre la sfida con tenacia e determinazione. Nei racconti di chi partecipa può capitare di sentir parlare di uomini che lamentano stanchezza e acciacchi dovuti al lungo viaggio e alla prestazione necessaria anche dal punto di vista fisico. Ben più difficile è invece sentire una donna che si lamenta, al contrario, è di solito proprio la componente femminile che incoraggia, tiene alto l’umore, diffonde sorrisi ed entusiasmo.

In ogni gruppo c’è comunque sempre qualcuno di più esperto – a volte uomini, ma a volte anche donne – che all’occorrenza può guidare gli altri, consigliare, prestare aiuto. Tutte le donne che partecipano alla Milano-Taranto comunque sono assolutamente autonome nella gestione del proprio mezzo e, nella gran parte dei casi, sono in grado di affrontare senza troppi problemi guasti, piccoli incidenti e cadute, ovviamente avvalendosi se necessario del supporto dello staff tecnico e meccanico.