Primo è per l’amore per le due ruote che mio marito mi ha trasmesso come un virus. Infatti negli anni ‘90 mi regalò la prima moto d’epoca, una NSU Fox 98 ccm, 4 tempi del 1949 che ho guidato per parecchi anni visto che non avevo ancora la patente per le moto di alta cilindrata. Seguirono poi altre moto d’epoca: una MV 125 TRL, MV 175 CSTL e una MV 250 GT. Per il mio 50esimo compleanno poi la patente e la prima moto moderna.
Poi quando Arnold nel 2018 (31ma edizione) partecipò per la prima volta alla MiTa realizzando così il suo sogno da anni, io c`ero come accompagnatrice con il nostro Sprint, e mi chiedevo se anch’io sarei stata capace di superare questa maratona. Ma perché no, bisogna tentare.
Siamo ritornati in Germania entusiasti, avendo vissuto una manifestazione bellissima con organizzazione eccellente, staff gentilissimo, facendo amicizie incredibili, e per più avendo visitato l’Italia sotto tutto un altro aspetto: decidemmo così di partecipare entrambi alla 32ma MiTa. Ora quindi bisognava trovare una moto, secondo il regolamento. In garage, già dal 2004, mi attendeva l’Aermacchi Ala Verde. Ci siamo iscritti, mio marito Arnold con la sua MV Agusta 175 CS Sport del 1954, Rolf, un nostro amico, con la mia MV 175 CSTL del 1956 ed io con la Aermacchi Ala Verde del 1961. Grande è stata poi la gioia per aver ricevuto la conferma della partecipazione! È stata dura, ma la moto non ha dato problemi e all’arrivo a Taranto non potevo crederci, che ce l’avevo fatta! Sono partita da Milano con tanto rispetto e anche un po’ di paura!
Se fai la MiTa per la prima volta, non riesci più a farne a meno; anche questo è un virus incurabile! Così ci siamo iscritti anche per la 33esima MiTa. Mio marito Arnold con una NSU Max Spezial 250 del 1956 ed io di nuovo con l’Aermacchi Ala Verde 250 del 1961 perché volevamo partire nella stessa classe. Ora con l’esperienza dell’anno prima alle spalle, sono partita da Milano distesa, senza sapere che la 33esima MiTa doveva essere tutta un’altra avventura.
Arrivammo felicissimi a Breganze e pronti per la seconda tappa, dopo la nottata impegnativa, con la suggestiva partenza a mezzanotte, lo spettacolo dell’alba sul Garda e l’impegnativa salita al Pian della Fugazze a oltre 1.160 metri. La seconda tappa ha cominciato ad andar male subito dopo pochi Km da Vicenza: problemi tecnici sulla Aermacchi che siamo riusciti a risolvere, ma arrivando con molto ritardo al primo controllo orario a Lendinara.
Via poi verso il secondo C.O. Ma non è possibile, ora fa problemi la NSU di Arnold; ha problemi di batteria, Arnold mi fa segno di andare avanti, lui mi raggiungerà dopo aver sostituito la batteria che grazie a Dio aveva di riserva. Arrivai a Sirano da sola, cominciava a piovere; Arnold non mi raggiungeva. Francesco e Pierpaolo – recupero piloti – mi informano che Arnold ha avuto una seconda volta problemi di batteria e che andrà direttamente a Porretta Terme per il terzo C.O. e che ci incontreremo lì.
La pioggia diventa sempre più forte, Francesco e Pierpaolo si offrono di seguirmi e di darmi aiuto, fosse necessario. Coraggiosa, da vera centaura, proseguo sotto la pioggia e la grandine, fino alla curva fatale. Corsia inondata, cerco di spostarmi sulla corsia opposta, ma niente da fare l’acqua era troppo alta. Ho cercato con tutte le mie forze di non far cadere la moto completamente nel “lago”; nel frattempo arrivano i miei due angeli custodi, Francesco e Pierpaolo, tirando la moto e me dall’acqua. Arrivano anche Arnold e il nostro accompagnatore Manfred e decidiamo di caricare le moto, la mia e quella di Arnold e andare direttamente all’hotel a Firenze per tentare il ripristino della Aermacchi. Ma prima devo ritornare nell’acqua per la foto ricordo! La situazione era comica da un lato, ma anche triste perché non sapevo se per me la MiTa finiva in quella pozzanghera.
Ma la mia Aermacchi è “indistruttibile”! Dopo aver scaricato l’acqua dalla marmitta, asciugato il carburatore, dinamo ed altri componenti bagnati, facciamo la prima prova di messa in marcia. E la mia Aermacchi parte!
Terza tappa: contentissima partiamo per Tivoli. 365 km di belle strade e paesaggi da cartolina. Ma purtroppo per noi i problemi non erano ancora finiti. Dopo circa 80 km da Firenze sento dei rumori strani, mi fermo e la marmitta mi cade per terra. Senza tubo partiamo per il C.O. a Civitella per poi fare una riparazione provvisoria, usando il famoso filo d’acciaio. A San Martino in Colle sorpresa: il patron Franco Sabatini è venuto a salutare i “Tarantini”. Grazie signor Sabatini per aver ideato questa meravigliosa manifestazione!
Le due moto ora vanno bene, godiamo le stradine ed il paesaggio. Dopo il C.O. a Gallese faccio fatica a tirare la frizione; diventa sempre più dura. I flessibili si sono ossidati per la pioggia e l’immersione del giorno prima. Sono arrivata a Tivoli distrutta, ma gioiosa di incontrare il figlio Alessandro, la nuora Ayami e il nipotino Antonio. Arnold purtroppo ha dovuto fare le riparazioni fino in piena notte, montaggio del tubo di scarico e sostituzione dei flessibili alla frizione e ai freni.
I rimanenti 415 km ce li siamo goduti; naturalmente è sempre un’emozione particolare attraversare la mia Puglia, percorrendo stradine e paesi conosciuti.
Siamo arrivati a Taranto stanchi, ma felicissimi. Già dal secondo giorno sembrava proprio di non farcela. Ma con tenacia e perseveranza, e anche con un pizzico di fortuna ci siamo riusciti.
Posso dire, concludendo, che la MiTa è veramente un’avventura, una maratona per i più coraggiosi, una settimana faticosa ma coinvolgente ed entusiasmante che solo chi ha partecipato può capire. Non sai mai quali asperità ti aspettano su un percorso di 1.900 km: pioggia, sole bollente, strade dissestate e anche imprevedibili problemi tecnici! Ma le emozioni positive fanno dimenticare tutto, ora non vediamo l’ora di partire per la 34esima edizione.
MARIA ROSARIA DREHER-SAVINO
69 anni – Waldbronn (Germania)
Mita 2020 con Aermacchi Ala Verde 250cc del 1961