I miei ricordi della Milano-Taranto iniziano dalla verifica tecnica che avveniva il venerdì e il sabato mattina all’Idroscalo di Milano: veniva punzonata testa e cilindro con filo di acciaio e piombato, sul piombo c’era la scritta F.I.M. Poi veniva punzonato il carburatore con lo stesso sistema e il blocco testa cilindro, il blocco motore e tutto il motore al telaio, perciò era impossibile poter cambiare qualsiasi cosa punzonata. Tutto il resto era libero.
Per quanto riguarda la strada il percorso era sempre quello. D’inverno e in primavera a tappe si faceva il percorso, ma era difficile memorizzare 1400 km! Io mi orientavo con i fili dell’alta tensione, poi c’erano i cartelli che mettevano i motoclub di ogni città che con delle frecce indicavano dove andare. Quasi ovunque c’erano tanti tifosi e appassionati che facevano “ala” al nostro passaggio! Per non parlare della gran folla che ci “accompagnava” nell’ultimo tratto da Foggia fino a Taranto… Un entusiasmo incredibile nei confronti di tutti i corridori! Senza nulla togliere a nessuna regione, l’entusiasmo del Sud Italia era incredibile, se si pensa che sul Lungomare di Taranto il pubblico numeroso rimaneva per ore per applaudire i ritardatari.
MILANO-TARANTO 1954
Nel 1954 ero appena arrivato alla CECCATO, loro avevano già dieci corridori ufficiali e non avevano più telai, così mi assemblarono il motore monoalbero su un vecchio telaio del 2 tempi con il risultato che risultava molto leggero in curva e in accelerazione addirittura fletteva!
Sulla Futa, di notte, ruppi la catena e con l’aiuto degli sportivi che riempivano le strade riuscii a toglierla; si era incastrata tra il pignone motore e il carter! Fortuna che avevo la catena di scorta già a misura… ma era un disastro! Ripresi la corsa con tanto ritardo.
Tutto andò bene fino a Napoli, ma dopo il rifornimento nel tratto Napoli-Foggia, ad Ariano Irpino forai la gomma anteriore… avevo la camera d’aria di scorta e la bomboletta x gonfiare agganciata al telaio… ma purtroppo ancora tanto tempo fermo!
Giunto a Bari, al rifornimento, la Ceccato mi disse che stavo rimontando molte posizioni in classifica; continuai così a tirare ancora di più sulle strade che conoscevo molto bene essendo io di Bari ed euforico dall’entusiasmo dei miei concittadini, non sentivo più la stanchezza.
Appena tagliato il traguardo a Taranto mi dissero che ero settimo!!! La notte, alla premiazione e all’esposizione delle classifiche, vedendo i distacchi ho pensato che avrei potuto giocarmela…
La foto appena tagliato il traguardo a Taranto dice tutto sulla fatica e sulla delusione.
MILANO-TARANTO 1955
A novembre del 1954 fui contattato da un emissario dell’Aero Caproni di Trento; mi recai in Sede e firmai con loro un contratto per il 1955. In Aprile feci il Motogiro d’Italia col Capriolo 75 Sport: era un motore sperimentale, tanti problemi che comportarono il mio ritiro alla settima tappa.
Con lo stesso motore, naturalmente migliorato, feci la Milano-Taranto ma le Laverda e la Ceccato del mio ex compagno di squadra andavano meglio! Mi impegnati moltissimo ed ebbi la soddisfazione di portare al quinto posto nella classifica finale (e primo della squadra) il Capriolo.
Purtroppo, in quella edizione non si fece la Futa e la Raticosa per impraticabilità delle strade vista la massiccia nevicata, così da Bologna si andò ad Ancona e poi verso Roma dove riprendemmo il percorso originale: Napoli, Foggia, Bari e Taranto.
Ad Ancona, proprio a casa sua, perse la vita un grande corridore e un mio amico GIUSEPPE LATTANZI con la Mòndial.
La Milano Taranto era una gara massacrante e oltre a dover andar forte ci voleva una buona dose di fortuna! Ai controlli a timbro di Bologna, Roma, Napoli, Foggia e Bari io mangiavo una banana e un po’ di zucchero e bevevo solo un po’ di acqua; non bevevo il caffè perché le case costruttrici di moto mettevano la pasticca di dopamina per stare ancora più svegli! Ai posti di rifornimento non toglievo neanche il casco, mi cambiavano gli occhiali e con una spugna inzuppata di acqua mi rinfrescavo il viso; ai meccanici avevo dato dell’acqua di colonia e del cotone: dopo essermi rinfrescato il viso mi passavo il cotone con l’acqua di colonia che mi ridava freschezza! Quel poco di pipì la facevo mentre andavo! Non mi sono mai fermato per farla: era talmente poca che col vento dopo pochi km si asciugava!
Non parliamo poi dei passaggi a livello chiusi, con il poliziotto o il vigile urbano che non ti faceva passare, in quelli non presidiati si guardava che non ci fosse il treno in arrivo, si scendeva dalla moto e si passavano i binari correndo con la moto con il motore acceso… eravamo anche un po’ incoscienti, ma questo era il bello della Milano-Taranto!
MILANO-TARANTO 1956
A novembre del 1955 vengo contatto dalla CECCATO e ritornai da loro dopo aver battuto 10 Record Mondiali a Monza!
Con Orlando Ghiro mi preparai per il Motogiro d’Italia in Aprile che conclusi al terzo posto e per la Milano-Taranto presi una decisione spericolata: dissi al direttore sportivo e capo del reparto corse, OLINDO FONGARO, che avrei fatto una gara di attacco dal primo km di gara… o la va o la spacca!!!
Così feci sin dalla partenza dall’Idroscalo.
Partivo col numero 29, quattro alla volta, ogni 30 secondi.
Cominciai i sorpassi e, di notte, quando arrivavo a una ventina di metri da chi era davanti spegnevo il mio faro e prendevo la scia. Uscivo così più veloce e, cercando di non farmi riprendere, riaccendevo il mio faro.
Tirai senza risparmiare il motore fino a Reggio Emilia e giunto al controllo a timbro di Bologna i meccanici mi dissero che radio-corsa, a Reggio Emilia, mi dava primo a oltre 3 minuti su Ghiro, mio compagno di squadra. Continuai a tirare senza risparmio sulla Futa e Raticosa questa volta senza nessun problema!
In prossimità di Firenze finalmente cominciò ad albeggiare; al rifornimento e controllo a timbro di Firenze mi dissero che a Bologna avevo aumentato il mio vantaggio ma io imperterrito continuai a tirare.
A Roma i meccanici Ceccato mi dissero che a Firenze ero primo con oltre 12 minuti su Ghiro! Continuai a tirare come avevo deciso in partenza e giunto a Napoli i meccanici mi dissero che il mio più diretto avversario Ghiro si era ritirato. Avevo oltre mezz’ora di vantaggio sul secondo perciò mi consigliarono di non tirare più come un dannato ma di amministrare il vantaggio.
A quel punto preso dal timore di poter rompere il mio motore cominciai a risparmiarlo un po’ e sui lunghi rettilinei da Foggia a Bari per allungare un po’ le gambe mi mettevo a bandiera, perché con la posizione molto raccolta mi facevano male le ginocchia. Giunto a Bari, con la tifoseria dei miei fratelli e i tanti amici d’infanzia che gridavano il mio nome, mi commossi e non credevo ai miei occhi a vedere tanto entusiasmo. Ripartii per l’ultimo tratto di gara e finalmente tagliato il traguardo di Taranto, il concessionario della Ceccato di Bari Ambrogio Costantino, genero del titolare Mannarini e mio amico d’infanzia, mi aspettò e mi portò in trionfo sulle sue spalle!
Non posso descrivere quello che provavo in quel momento… non mi sembrava vero che finalmente ero riuscito a vincere quella straordinaria gara con una cavalcata di 14 ore e 40 minuti!!! Purtroppo non ho nessuna foto dell’arrivo a Taranto… ho solo la foto con didascalia della partenza da Milano scritta dal grande direttore di motociclismo De Deo Ceccarelli.
Spero di aver raccontato bene le mie Milano Taranto, non sono un buon scrittore e voglio porgere alla famiglia Sabatini il mio ringraziamento, anche per i corridori che purtroppo non ci sono più, perche GRAZIE alla famiglia Sabatini che con tanti sacrifici ed entusiasmo tengono in vita questa magnifica Gara.
Mi piace ricordare e ringraziare anche il Presidente del Moto Club Taranto, il Dottor De Introna che per tanti anni ha gestito l’arrivo della Milano-Taranto.
Sono felice di averla potuta raccontare, dopo 65 anni, pensando che dei vincitori della Milano-Taranto in vita siamo rimasti in pochi… che io sappia Remo Venturi, Claudio Galliani e, spero, anche qualcun altro!
Vittorio Zito
Marzo 2022. Un nuovo aneddoto di Vittorio Zito in occasione della sosta della 35a Milano-Taranto a Barberino di Mugello.
Negli anni 1954, ’55 e ’56, quando mi allenavo per la Milano Taranto sul tratto Bologna-Firenze, sulla Futa e Raticosa mi fermavo spesso a Barberino e andavo a mangiare in una piccola trattoria. Quando chiedevo il conto il Proprietario mi diceva che me lo offriva lui il pranzo. Io gli portavo delle mie foto e al mio passaggio in gara nel ’54 e nel ’56 metteva sempre un cartello con il mio nome: “Forza Zito”! Nel 55 non passammo dalla Futa per impraticabilità dovuta alla tanta neve. Poi non andai più …peccato che non ricordo il nome, ma gran brava gente!