- Milano – Villanova di Castenaso
- Villanova di Castenaso – Colli del Tronto
- Colli del Tronto – Castel Volturno
- Castel Volturno – Potenza
- Potenza – Bitonto
- Bari – Taranto
29° MILANO-TARANTO 5-11 luglio 2015
Prima Tappa . Milano – Castenaso
Mamma mia quanto caldo. Neppure la notte è riuscita a mitigare la temperatura. La colonnina del termometro è sempre stata attorno ai trenta e i motori hanno fatto il resto. Ma la prima tappa, la più temuta, è andata. Dopo dieci ore abbondanti il traguardo di Castenaso, alle porte di Bologna, ha accolto la carovana della MiTa, lunga e sfilacciata. Volti tirati, occhi arrossati ma cuore a mille. L’attraversamento notturno della pianura padana ha sempre qualcosa di magico. Il primo a partire, a mezzanotte in punto, è stato Massimo Nocent, in sella ad un Guzzino di appena 65 cc, talmente piccolo da far tenerezza. Via via tutti i centauri si sono allineati di fronte alla tribune dell’Idroscalo in attesa del loro minuto. Oltre 200 moto di tutte le marche e di tutte le cilindrate: un piccolo museo della tecnica viaggiante. Fieri i piloti, in rappresentanza di tredici nazioni. Alla partenza s’alzavano lingue di tutti i ceppi. A mettere d’accordo tutti in quella Babele ci hanno pensato i motori. Un canto unico, più o meno grosso a seconda dei pistoni. Un coro suggestivo e per molti versi emozionante, con una partitura di libera interpretazione, capace di cambiare tonalità una curva via l’altra.
A Crema il primo, atteso, controllo. Una sosta fissa della Milano Taranto, punto fermo del percorso. Poi Ciliverghe dove Natalina e Stefano hanno dato appuntamento ai loro amici bresciani e quindi Verona, la città di Giulietta e Romeo, resa ancora più affascinante dalle prime luci dell’alba. Il Lungadige sembra uscito dal pennello di un grande pittore. Il fiume baciato dal sole novello mandava riverberi dorati.
Poi la pianura immensa tra Lombardia, Veneto ed Emilia, sino all’incontro con Argenta, giusto il tempo di una colazione che aveva però i connotati di un vero e proprio pranzo, tanto era stato preparato senza lesinare sulle portate, dal Comitato locale. Infine, a traguardo ormai in vista, la sosta nel museo dell’amico Poggi, interamente dedicato alla Yamaha.
Dieci ore di passione, dalla notte piena a Mezzogiorno, per quasi 400 chilometri. Se i piloti sono giunti stanchi, le moto non erano da meno e allora, dopo una salutare doccia, via con pinze e chiavi inglesi. Un dado da tirare, un filo da sostituire, una marmitta da saldare, candele da cambiare: tutti hanno avuto qualcosa da fare per rimettere in sesto la compagna d’avventura.
Il pomeriggio se n’è così andato tra un rabbocco d’olio, un pieno di benzina e un breve riposino. Domani si riparte. Ancora tanti chilometri da macinare, da Castenaso a Colli del Tronto… La Milano Taranto non fa sconti ai deboli di cuore!
Seconda Tappa . Castenaso – Colli del Tronto.
A guardare la tabella di marcia, stamane alle 8, c’era da preoccuparsi. Oltre 400 chilometri, i primi cento dritti come un fuso, gli altri tutti su e giù, come Franco Sabatini ci ha abituati. Il sole ha fatto il resto. Dodici ore di moto, da Castenaso a Colli del Tronto, toccando Romagna, Marche e Abruzzo. Una tappa interminabile ma bella e divertente, caldo a parte, con la scoperta di nuovi paesi e nuovi amici. La giornata diventa tosta subito, col traffico della via Emilia che costringe a marciare a singhiozzo.
A Castel Bolognese le sbarre di un passaggio a livello non vogliono saperne di alzarsi e così in un amen si forma una coda gigantesca. Non sono ancora le dieci e già si accumulano ritardi! Al primo controllo, in piazzale Pancrazi a Faenza, nessuno ci crederebbe se il bravo Gino, addetto al cronometro, non mostrasse il termometro. Sotto il sole la colonnina passa i 50 gradi! Caldo africano – come le previsioni avevano ampiamente annunciato- al quale bisognerà farci l’abitudine perché il meteo non cambierà nei prossimi giorni.
La carovana marcia compatta ma i motori più deboli cominciano a bolsire . Dall’asfalto sembra si levino fiamme! le collinette della Romagna non portano sollievo. Si va sempre sopra i 35 gradi!
Sant’Arcangelo di Romagna annuncia che le Marche sono vicine. Passaggio a Coriano, il paese di Sic al quale va un pensiero, e poi ecco Tavullia. La sosta è davanti al Club 45, quello dedicato a Valentino, ma del campione non c’è traccia. Rimane la soddisfazione di sorbire un gelato nello stesso locale che lo vede trascorrere ore serene con gli amici più fidati tra un gran premio e l’altro.
L’orologio segna le 13 e non si è ancora a metà strada. Ecco le colline pesaresi. Urbino in
lontananza ammicca, ma la carta dice che bisogna proseguire per Monbaroccio, Cartoceto e Corinaldo. Il controllo di Ostra, con tanto di prova speciale, riporta l’attenzione sulla gara. Servigliano, vicino Fermo, ci sorprende per l’ospitalità e l’originalità della piazza. Il paese ha appena trecento anni e l’impianto urbanistico ricalca i decumani romani.
Gli ultimi chilometri ripagano di tutte le difficoltà incontrate durante il giorno. La strada che attraversa Montelparo e porta a Offida, dove c’è il ritiro delle schede, e’ una sorta di paradiso con curve di tutti i tipi e generi, tornanti ampi e salite e discese a go go. I centauri si scatenano, consapevoli che il traguardo è a un tiro.
Il sole sta calando quando i primi entrano nel piazzale del Resort Il Casale.
La giornata è finita! Il contachilometri segna quasi 800 Km. Il tempo di una doccia e di un ripasso al motore. Poi la cena, in uno scenario da favola.
Domani altra tappa tosta, con gli Appennini da scalare e il Tirreno da raggiungere. Da un mare all’altro. Quanto è bella l’Italia!
Terza Tappa . Colli del Tronto – Casalvolturno
Nel mezzo del camin di nostra… Mi Ta. Sì, siamo a metà percorso, anche se i chilometri che ancora ci dividono dal traguardo di Taranto sono meno di quelli che ci siamo lasciati alle spalle. Finora ne abbiamo percorsi circa 1100. In tre giorni non è roba di poco conto.
Le tappe più impegnative e più temute sono già in archivio. Anche oggi è stata dura perchè il caldo africano non ha concesso un attimo di tregua. Solo dalle parti di Roccaraso e di Gallo Matese la colonnina è scesa sotto i trenta ma a Tocco da Casauria il tabellone biancoverde di una farmacia indicava quota 43. In moto è come correre con un fon al massimo rivolto verso la faccia. Se inavvertitamente sollevi la visiera ti prendi un colpo che neanche le parrucchiere!
La seconda tappa, conclusasi in tarda serata ha costretto in tanti stamattina ad alzatacce antelucane per dare un’occhiatina alle compagne di viaggio.
Alle 5 già il piazzale del Resort Il Casale brulicava di piloti e meccanici e il rombo dei motori ha dato la sveglia anticipata a quanti stavano ancora riposando.
La parte in iniziale della tappa ha costeggiato l’Adriatico, raggiungendo Tortoreto Lido, con la spiaggia a portata di mano… poi dopo Giulianova la carovana ha virato verso l’interno cominciando la scalata agli Appennini sotto l’imponente mole di Maiella e Gran Sasso. Notaresco, Atri e Penne si sono incontrati nel corso del cammino mentre a Tocco di Casauria, da poco passato mezzogiorno, c’è stata una provvidenziale sosta, giunta a puntino per riprendere fiato mentre il sole era a martello.
Oltrepassate Popoli e Sulmona, la strada ha cominciato a inerpicarsi verso Roccaraso. Lo spettacolo offerto dal falsopiano delle CINQUE MIGLIA vale da solo la fatica della sella. Ottimo il buffet offerto nel centro turistico montano, molto apprezzato. Ma è stata l’accoglienza a Gallo Matese, addirittura commovente, che ha toccato le corde dei sentimenti. Il paesino non ha neanche mille anime, è isolato dal resto del mondo, ma emana un fascino d’altri tempi. Il sindaco Giovanni ha messo sotto tutta la popolazione per accogliere i tarantini nel segno della miglior tradizione. Così, dopo la brusca salita che conduce nella piazzetta, un grande cartello salutava i centauri, definiti addirittura eroi.
Se non c’è scappata qualche lacrimuccia è stato solo perchè si sarebbe confusa col sudore che rigava i volti sempre più affaticati dei motociclisti.
Gli abitanti di Gallo Matese si sono raccolti sulla scalinata della chiesa per non perdersi lo spettacolo delle moto mentre i bambini, curiosi, non finivano più di chiedere informazioni.
Non è mancato un momento di autentico folclore matese, con due signore in costume sollecitate a ballare da un ragazzo con la fisarmonica. Non si sarebbe più voluto rimettersi in sella ma, implacabile, il cronometro ha chiamato all’ordine.
Ultimi sessanta chilometri col cuore a mille per la bellezza del ricordo che anche quest’anno ha lasciato Gallo Matese.
L’arrivo a Castel Volturno ha concluso la tappa. Tutti ospiti nel grande Resort Marina di Castello che ospita anche la squadra del Napoli.
Domani quarta frazione, attraverso Campania e Lucia, con arrivo a Potenza. Finalmente i chilometri saranno inferiori ai trecento.
Un po’ di respiro per piloti e moto.
Quarta Tappa . Castel Volturno – Potenza.
Poche, beffarde, gocce d’acqua al traguardo di Potenza. Quasi un dispetto, dopo il caldo patito in questi giorni. Chi sperava in un effetto doccia è rimasto all’…asciutto.
Quest’anno va così, dai trenta in su. Gradi naturalmente. Molte tute sono sparite nei borsoni e in tanti guidano in maniche corte. Non un bell’esempio ma contro il “fuoco” bisogna tentarle tutte.
Tappa dai due volti quella andata in scena oggi, con un unico denominatore comune: la calorosa accoglienza della gente che ripaga di tante incazzature.
Lasciato il Resort in riva al Tirreno di prima mattina (all’ingresso c’erano già i tifosi del Napoli in attesa di dare il benvenuto ai nuovi giocatori) le moto sono state indirizzate alla volta di Maddaloni…. Rilevatosi una sorpresa, e non solo per la stazione ferroviaria, con tanto di sbarre, che taglia in due il centro storico. Il passaggio del treno blocca per una decina di minuti la carovana delle moto e con essa anche i mezzi al seguito, sempre di più, e il traffico locale.
Il primo C.o. è in piazza della Pace, di fronte al Villaggio dei ragazzi gestito dalla Fondazione don Salvatore d’Angelo. La pizza fritta alle 9 del mattino non è certo invitante, ma assaggiatone un boccone, poi va giù come la Nutella, tanto è buona. Tutti attorno al cuoco, allora, per assicurarsi il pezzo più grosso. Contro la sete, invece, fresche fette di melone sono l’ideale.
A dirigere le moto ci pensano i soci del Vespa Club Maddaloni, investiti della parte e prodighi di consigli e suggerimenti.
Anche l’uscita dal paese non è semplice ma in qualche modo, conquistando metro su metro, tutti riescono ad attraversare l’incrocio più popolato d’Italia e a imboccare la strada che gira verso Cicciano e Baiano. A Monteforto Irpino l’asfalto s’impenna e comincia la sarabanda del “mangia e bevi”, per dirla in gergo ciclistico.
Lambita Avellino con la caotica periferia, ecco stagliarsi San Michele di Serino. L’ora è quella canonica del mezzogiorno e gli amici del comitato d’accoglienza offrono torte salate, pizzette, parmigiana di melanzane. Come tocco finale ciliegie dolcissime e polpose e un sorbetto al limone artigianale preparato in diretta.
Prima di Giffoni un passetto da scalare, per non perdere l’abitudine con gli scherzetti di Franco Sabatini. Eboli chiamerebbe una sosta, ma non c’è tempo di spegnere i motori. Si passa per Giffoni Valle Piana e si pensa subito al festival del cinema, Oppidi, Camaldoli e Bagni di Condursi dove Natalina e Stefano attendono i centauri con le fotocellule. Prova speciale al centesimo di secondo: quant’è difficile centrare il passaggio perfetto!
Tirato il tratto che porta a Picerno, dove Maria Teresa e Gino ritirano le tabelle di marcia. Più di qualcuno giunge in ritardo e paga dazio. L’ospitalità del paese, con in testa il sindaco Giovanni Lettieri, fa dimenticare classifiche, punteggi e penalità. Senza più l’assillo del tempo da rispettare, tutti se la prendono con calma e l’arrivo al quartier tappa di Potenza avviene in ordine sparso.
Domani la quinta frazione, Potenza-Bari. Sulla carta il percorso è privo di difficoltà. Chissà però che cosa s’è inventato Franco Sabatini.
Quinta Tappa . Potenza – Bari
Il momento più bello della giornata è quando ci si ritrova tutti insieme per la cena. Ognuno ha qualcosa da raccontare, un segreto da svelare, un sorpasso da esaltare. Tutti protagonisti, nessuno escluso. Nel salone che accoglie la carovana c’è sempre un brusio di sottofondo che non cessa neppure quando Marcello Tortoioli, il direttore di gara, chiede un minuto di silenzio per tirare le somme della tappa appena conclusa e annunciare le novità dell’indomani.
Trecento persone o giù di lì, contando meccanici ed accompagnatori. Tutte persone perbene, accomunate dalla passione per la moto. Gente che lavora, s’impegna, tira su figli e nipoti, rispetta le regole e paga le tasse. La Milano Taranto è uno straordinario veicolo di promozione per il nostro Bel Paese. Gli stranieri superano il 50 per cento e calano in Italia consapevoli di scoprire una terra che ha dato moltissimo alla cultura, alla storia, all’ambiente, alla scienza e alla tecnica. Eppure, nonostante trent’anni di Mi Ta, la nostra manifestazione è snobbata. Abbiamo inviato programmi e depliant alla Presidenza della Repubblica, invitato Rai e altre emittenti nazionali, senza ricevere risposte. Alle volte ci viene il dubbio che non ci prestino retta perchè disturbiamo…
Ci ripaga però l’accoglienza che ci riserva la gente che incontriamo durante la nostra marcia.
Anche oggi applausi, sorrisi e pacche sulle spalle.
Partiti più tardi del solito da Potenza, già a Vaglio Basilicata – mezz’ora di viaggio – il “comitato d’onore locale” s’è fatto in quattro ed anche in otto per metterci a nostro agio. Come gli anni passati, sulle lunghe tavolate abbiamo trovato di tutto: dai friggitelli ai peperoni cruschi, dal prosciutto tagliato rigorosamente a mano alle mozzarelline di bufala, dai pregiati e gustosi salumi locali ai formaggi caprini dall’inconfondibile sapore. Da non sapere da quale parte cominciare.
Superato il Valico dei Tre Cancelli, ecco Tricarico e Grassano, centri lucani già conosciuti ed apprezzati in precedenti edizioni della Mi Ta. Poi Grottole e Montescaglioso, sorto su una naturale balconata che s’affaccia su Matera. Mezzogiorno in punto quando siamo saliti nella suggestiva piazza dedicata a Karol Woityla. Sole a picco, temperatura a 37 gradi e, incredibilmente sotto le volte di pietra dell’antico chiostro, una brezza fresca e rinfrancante, dove è stato bello assaporare fette d’anguria e melone e pane e pomodoro.
L’aria fresca, priva di umidità, ci è stata fedele compagna per tutto il pomeriggio e anche l’infuocata campagna pugliese, incontrata dopo Matera e Santeramo in Colle, ci ha piacevolmente sorpreso. Il c.o. di Acquaviva alle Fonti ha permesso di scoprire un caratteristico paese e, soprattutto, la generosità di una terra ricca di cipolle dalle caratteristiche peculiari. Abbinate alla pizza o ai taralli, ai ceci o alle orecchiette, contribuiscono a sollecitare le papille gustative.
Come dodici mesi fa, però, la vera sorpresa di questa giornata è stata l’accoglienza riservataci da Bitonto grazie alla complicità tra amministrazione comunale e il club Aste e Bilancieri.
Corso Vittorio Emanuele, riservato solo alle moto e ai mezzi al seguito, sembrava il vialone d’arrivo di una tappa del giri ciclistico d’Italia. Gente schierata su entrambi i lati, speaker ufficiale e, soprattutto, specialità pugliesi da perderci la trebisonda: zucchine fritte, pomodorini, frittatine, dolci a profusione, frutta in quantità, bibite a pioggia. Non è mancato uno striscione di saluto a Cosimo Vaccarelli, il decano della compagnia con i suoi 86 anni splendidamente portati.
Caloroso e spontaneo l’applauso al suo arrivo e altrettanto scrosciante il battimani per Piero Laverda, in sella ad una fiammante 500 formula, figlio del fondatore della Casa di Breganze, che proprio grazie alla Milano Taranto e alle vittorie dei suoi portacolori nelle classi più piccole, nella prima metà degli anni Cinquanta, ha costruito il successo industriale che l’ha portata all’apice tra gli anni Settanta e Ottanta.
A briglia sciolta poi, tutti verso Bari, sede di chiusura della frazione.
Domani ultima tappa: da Bari alla Città dei due mari. Circa 130 chilometri con le tradizionali soste a Martina Franca e Villa Castelli e l’ultima parte della gara tutti in gruppo.
Altri 100 chilometri serviranno, una volta tagliato il traguardo, per il ritorno alla base di Bari.
La Mi Ta è agli spiccioli ed è già tempo di aprire ai ricordi…
Sesta Tappa . Bari – Taranto
E’ calato il sipario sulla 29^ edizione della Milano-Taranto e il libro dei ricordo è zeppo di pagine scritte con incredibile velocità. Sei giorni se ne sono andati. Sciolti sotto un sole mai incontrato così carico e potente. Ma quante cose abbiamo visto, quante mani abbiamo stretto, quanti sorrisi abbiamo ricambiato! Dall’Idroscalo, lasciato nel cuore della notte, sino alla città dei Due Mari, incontrata nel momento più caldo del giorno, è stata una scoperta continua.
Paesi nuovi, amici nuovi, percorsi nuovi. L’Italia non finisce mai di incantare. Se solo solo fosse più rispettata, sarebbe la gemma più bella della Terra.
Anche l’ultima tappa, una sorta di trasferimento attraverso strade ormai divenute amiche, ha riservato sorprese. Spostata all’ultimo momento la linea di partenza, la corsa verso la barocca Martina Franca ha portato la carovana a lambire la dorata campagna pugliese prima di infilare perle preziose e uniche come Adelfia, Casamassima, Turi e Putignano. Il passaggio della variopinta e rombante carovana sembrava un’appendice al famoso carnevale che va in scena ogni anno da queste bande, tanto sono bardati in variopinte divise i centauri. Ad Alberobello l’incontro ravvicinato coi trulli, trasformati, con interventi intelligenti, in eleganti dimore. Suggestiva pure Locorotondo quasi alle porte di Martina Franca. In piazza XX settembre sosta tecnica per il primo c.o. di giornata e la degustazione di orecchiette integrali al pomodoro, friselle, mozzarelle delicatissime e frutta.
Venti chilometri più avanti, scoccato da pochi minuti mezzogiorno ecco stagliarsi l’inconfondibile ski line di Villa Castelli. Il paese è piccolo ma l’accoglienza così calorosa da emozionare piloti, meccanici e seguito. A dare il benvenuto ci pensa un gruppo di ragazzini con fisarmoniche e tamburelli. Il ritmo, trascinante, è quello della pizzica. A suonare sono bravi e ci danno dentro con passione di chiara impronta familiare. Davanti al suggestivo frantoio ipogeo, curiosa costruzione scavata nella terra per la molitura delle olive, recentemente recuperata, il sindaco, un’assessora e la presidentessa del Consiglio comunale accolgono gli ospiti al suono dell’inno nazionale. Poi i saluti di rito, con l’invito agli stranieri di ritornare in Terra Messapica e la consegna di coppe ai piloti del paese. Vito Ciraci guida la pattuglia e raccoglie i consensi più calorosi. Ma anche Cosimo Vaccarelli, per l’occasione “adottato” dai castellini, riceve applausi. Conclusa la breve cerimonia, via al buffet che, come tradizione vuole, è ricco di ogni bendidio.
Se ne vanno così due ore tra purè di fave, friggitelli, parmigiana di melanzane e altre specialità del luogo. Prima di risalire in sella, anguria ghiacciata e melone dolcissimo accompagnati da albicocche selvatiche sorprendenti per il sapore, per placare l’arsura.
Poi, come negli anni passati, tutti insieme verso Taranto. Una trentina di chilometri in gruppo, con le moto che si sfiorano. Lanciato l’ultimo chilometro, lungo viale Virgilio, e bandierina a scacchi davanti all’imponente mole del palazzo del Governo. Sulla rotonda che s’affaccia sul mare le compagne di viaggio, molte delle quali ormai asfittiche, vengono parcheggiate secondo uno schema elaborato a tavolino. Dall’alto devono formare la sigla Mi Ta. Il drone di Matteo e Leonardo s’alza in volo e fotografa la singolare scritta.
Spenti i motori tocca alle foto di rito. Baci e abbracci. I complimenti per l’impresa portata a termine si sprecano. Sui volti dei partecipanti si legge tutta la soddisfazione di essere riusciti a portare a termine una sfida lunghissima, difficile e faticosa, resa ancora più aspra dalle temperature africane che non hanno certo aiutato.
Libero il ritorno a Bari, dove è fissato il quartier generale. I più hanno scelto di farlo ancora con la moto. Un’ultima tirata di collo prima di consegnare la fedele compagna d’avventura nelle mani dei meccanici. Quasi duemila chilometri hanno lasciato il segno e hanno tutte bisogno di una vigorosa cura ricostituente.
Cena di gala, con premiazioni, in serata.
In attesa di essere chiamati per la consegna del riconoscimento, tutti iniziano a sfogliare l’album dei ricordi ancora fresco d’inchiostro. Chissà quante storie ci toccherà sentire nei prossimi mesi.
A settembre apriranno le iscrizioni per l’edizione del trentennale. Occorre affrettarsi per non rischiare di trovarsi nella lista d’attesa.
Chi prova la Mi Ta una volta rimane contagiato e non vi rinuncia più.
“Il problema – sostengono i veterani con filosofica saggezza – non è farla ma il non farla!”
Testo di: Roberto Cristiano Baggio
Franco Sabatini