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- Matera – Taranto
24° MILANO-TARANTO 4-10 luglio 2010
Finita. Il sipario è calato sulla rievocazione storica della Milano-Taranto.
Dopo sei giorni a spasso per l’Italia la bandierina a scacchi ha posto fine alla lunghissima maratona motociclistica, quasi 2000 chilometri, che quest’anno ha messo a dura prova oltre 250 centauri provenienti da tutto il mondo.
La prima tappa della Milano-Taranto targata 2010 (la 24^ dell'”era” Sabatini) s’è conclusa, dopo dodici ore, all’ombra della torre pendente di Pisa. Quasi 400 chilometri, solcando la pianura padana immersa nella notte e poi scavalcando l’Appennino quando cominciava ad albeggiare. Un paese via l’altro, un monte via l’altro, un fiume via l’altro, una valle via l’altra.
Le “vecchie signore”, tiratissime all’Idroscalo, mossiere, anche quest’anno, è stato l’On. Matteo Salvini, hanno risposto da par loro alle sollecitazioni, come fossero appena uscite dalle catene di montaggio e il tempo si fosse fermato a 50, 60 e anche più anni fa.
Evitata d’un soffio la pioggia, che fortunatamente ha solo lambito la carovana, la notte s’è dipanata tra un colpo di acceleratore, caffé a ripetizione, dolci e tramezzini a volontà, offerti ai controlli orari, dalle Pro loco, dai Moto Club e dalla Coldiretti, sempre vicina alla Mi-Ta, rivelandosi una volta di più, anche Maratona Gastronomica.
I motociclisti hanno rispettato le consegne del direttore di gara, Marcello Tortoioli, che predica sicurezza a piè sospinto. Nessuno ha preso rischi inutili, anche quando la strada arrotolata come una biscia da Castell’Arquato a Pontremoli invitava a darci dentro.
La Lunigiana prima e la Garfagnana poi, hanno incantato i concorrenti con le loro suggestive bellezze e una natura selvaggia e affascinante. Sarà difficile dimenticare i valichi del Colla, del Brattello, del Carpinelli, della S. Donna; i piccoli paesetti dai nomi fiabeschi Casal Leone, Casal Morano, Casal Butano, Fiorenzuola d’Arda, Vernasca, Aulla, Pallerone, Rometta, Montefiore.
I 250 centauri, stremati dalla fatica e dalla nottata trascorsa con gli occhi puntati sull’asfalto, pronti a schivare cunette e sassi, si sono commossi quando, ormai mezzogiorno, hanno visto spuntare, sopra una selva di tetti, quel capolavoro romanico-pisano che sfida da secoli le leggi dell’equilibrio, e che il Maestro Mario Lacitignola ha immortalato come immagine della Milano-Taranto 2010.
La visione della Torre pendente, vista dal ristorante Maiori ricco di tante leccornie, ha premiato tanta fatica e tanto coraggio.
Dopo alcune ore di riposo, motociclisti e meccanici, nei piazzali degli alberghi, si sono dati da fare con pinze e chiavi inglesi per ridare vigore alle loro compagne d’avventura.
Guzzi, Gilera, Ducati, Mv, Morini, Bmw, Parilla, Lambretta e Vespa non si sono mai tirate indietro quando è stato necessario spremere tutti i loro cavalli e se dopo la prima maratona il maquillage era un tantino sbiadito, al via della seconda tappa erano nuovamente tirate a lucido.
La seconda frazione sulla carta era considerata facile. Di trasferimento o poco più. Invece la tappa, che ha portato i concorrenti da Pisa a Principina Terra, s’è rivelata tosta e impegnativa. Franco Sabatini, quando sceglie il percorso, non va per il sottile. E allora giù con le curve e i tornanti e chi non piega peste lo colga. Per non smentirsi, poi, il patron ha preso pure lui la moto e ci ha dato dentro come ai bei tempi.
Da Pisa il gruppo ha viaggiato compatto sino a Pontedera, per un doveroso omaggio alla Piaggio che nell’immediato dopoguerra non ha motorizzato solo l’Italia ma il mondo intero. La sosta ha permesso hai concorrenti di visitare il museo dedicato allo scooter. Per i centauri in gara con la Vespa, la visita ha avuto il valore di un pellegrinaggio, tale da richiedere raccoglimento e concentrazione. Fors’anche una preghiera.
Rifocillato lo spirito, con la vista di tutti i modelli usciti dalla fabbrica toscana, Vespa elicottero e Vespa Limousine comprese, la strada ha cominciato ad inerpicarsi nell’entroterra Volterrano, con la salita ad Orciatico (al terzo posto nella categoria Gastronomica), abbarbicato su un cuccuzzolo dal quale si godeva di una vista d’incomparabile suggestione, compresa la nascente città della lirica dedicata ad Andrea Bocelli.
Scarso il traffico, fatto purtroppo soprattutto di camion ed enormi macchine agricole, impegnate a trebbiare intere colline di grano indorato dal sole. Raggiungere Micciano ha richiesto motore e braccia robuste. Il sole ha picchiato duro, senza fare sconti, e a pagarne le spese sono stati soprattutto i motori. Qualche vecchia signora ha cominciato a mostrare segni di cedimento, costringendo Marco Panfili, alla sua prima esperienza come meccanico al seguito della rievocazione storica, ad un supplemento di lavoro.
Piantato in asso dalla Parilla 175, il viennese Carlo Ewald Brawn, è stato costretto a deviare per Todi alla ricerca del pezzo da sostituire, ma il giorno dopo è ritornato nel gruppo con la moto nuovamente in ordine e marciante.
La sosta a Marina di Cecina ha permesso anche la visita al museo archeologico di Villa Cinquantina, tenuta che ha ospitato controllo orario e buffet di mezzogiorno. Mai successo nelle precedenti edizioni della Mi-Ta: tutti in fila per entrare nelle ampie sale dove sono esposti preziosi e rari reperti dell’età etrusca! Il buffet invece si è meritato il secondo posto nella classifica stilata dai MotoAssaggiatori, che si sono visti offerti piatti di portata stracarichi di lardo di Colonnata, porchetta avvolta in foglie d’insalata, mozzarelline appena uscite dal caseificio, salame speziato e salamino alla cacciatora, prosciutto crudo tagliato al coltello, bruschette profumate all’olio extravergine, pomodorini maturi al punto giusto, pane di tutti i tipi e generi, frutta appena colta dalle piante e dolci di quattro o cinque tipi ancora caldi di forno… Sembrava incredibile!
La voglia di cultura non era stata appagata a sufficienza dal museo archeologico, tant’è che , ripresa la moto in mano, la carovana s’è fiondata alla volta di San Guido e dei cipressi in duplice filar di Carducciana memoria. L’omaggio al poeta s’è concluso con il passaggio a Castagneto Carducci, incastonato tra le colline, all’inizio della salita che ha portato i 250 concorrenti a Sassetta e poi a Montioni, dove Stefano e Natalina hanno preso il tempo al millesimo di secondo ai piloti.
Nel primo pomeriggio il traguardo a Principina a Terra, nella splendida Fattoria la Principina.
Da Principina Terra a Latina, costeggiando il mare etrusco, sostando a Tarquinia e a Ostia, solcando l’agro pontino bonificato a forza di braccia, sangue e sudore dalla nostra gente durante il ventennio.
La terza tappa è stata un ripasso di storia Patria. Dall’antico popolo che in queste terre ha lasciato testimonianze singolari sino ai nostri giorni è tutto un susseguirsi di emozioni, incontri, scoperte.
Dopo aver affrontato le ultime colline toscane con bellissime e buonissime soste a Pomonte ed a Canino, Tarquinia ha accolto la carovana con la necropoli etrusca che l’Unesco considera “Patrimonio dell’Umanità”.
Molto apprezzata la sosta al Lido di Ostia, grazie anche al gelato artigianale offerto dal Moto Club locale che ha accolto con simpatia tutti i tarantini.
Il mare invitava a un tuffo refrigerante ma le implacabili lancette del cronometro negavano questa possibilità a chi non voleva timbrare in ritardo.
Le strade della costa tirrenica si sono rivelate più brutte del previsto. Costellate da enormi buche e, quando non c’erano le buche, da enormi rappezzi dell’asfalto, hanno messo alla frusta ammortizzatori e sospensioni.
Passando per Borgo Piave e poi ancora borgo Grappa, Borgo Montello, Borgo Isonzo il pensiero è corso agli anni Trenta, quelli della grande bonifica quando migliaia di italiani, provenienti da tutte le regioni, sono calati in questa terra per strapparla all’acqua e alle paludi, ma di queste genti laboriose e gentili con radici Venete, “gente di Littoria”, non ci sono più!
Lunga, interminabile, ma bella, bellissima. La quarta tappa ha portato i concorrenti da Latina a Paestum, prima lungo la costa tirrenica e poi seguendo l’entroterra campano.
Una tappa dai due volti. La prima parte pianeggiante s’è dipanata dal capoluogo pontino sino a Marina di Minturno, toccando le spiagge laziali più belle: Terracina, Sperlonga, Gaeta e Formia.
Sole a picco e cielo di smalto: da invidiare chi si godeva la spiaggia e il mare leggermente increspato.
Le moto, nonostante la temperatura, hanno retto benissimo anche se gli sbuffi di fumo erano sempre più frequenti e le marmitte tossivano sempre più forte.
Da Marina di Minturno, passando e sostando per Vairano Scalo, semplicemente superbo il buffet aggiudicatosi a gran voce il primo posto nella categoria Gastronomica con un goloso buffet di mozzarelline, ricotta, dolci, parmigiane di melanzane, insalate di riso, insaccati, salsicce alla griglia e decine di dolci. Per non dire di pesche e albicocche: dall’albero alla tavola. La Milano-Taranto consente di riscoprire i sapori e i profumi di un tempo.
Nel primo pomeriggio, passato Telese, la strada ha cominciato ad inerpicarsi dalle parti di Vitulano. Salita tosta, dura, senza respiro per arrivare a Montesarchio. Più di un motociclista è stato costretto a inserire per lunghi tratti la prima, tirando il collo a motori ormai in debito d’ossigeno.
A San Michele di Serino i concorrenti sono stati accolti, come sempre, con tutti gli onori dall’intero paese. Il buffet, ricco di ogni bendidio, ha permesso di proseguire il lungo trasferimento da Serino a Paestum, passando per Giffoni, Montecorvino Rovella e Battipaglia.
Dai templi di Paestum ai Sassi di Matera: una tappa immersa nella storia. Ma non c’è stato tempo di ripassarla. Sulla carta sembrava una frazione tranquilla invece s’è rivelata come la più dura e selettiva di tutte.
La Basilicata, la Svizzera italiana, offre una gamma di salite e discese talmente vasta che è difficile scegliere. Per questo non si sono fatti sconti e si sono prese a piene mani tutte le asperità che sono giunte a tiro.
Così prima di raggiungere Brienza, sede della prova speciale al millesimo di secondo, i concorrenti sono stati costretti ad arrampicarsi sino al passo della Sentinella e poi a tuffarsi verso Atena Lucana in un toboga di curve e controcurve ubriacante. Peccato che il divertimento sia stato disturbato dal pessimo fondo stradale, con autentici crateri sull’asfalto difficili da schivare. A farne le spese sono stati i freni e gli ammortizzatori, sollecitati oltre ogni misura.
vAnche il valico della Sellata, quota 1225 metri, ha richiesto braccia robuste e occhio vigile tanto che al controllo orario di Anzi, stupendo paesino che pare un presepe, un balcone che si affaccia sul lago di Fontanelle, non c’è stato quasi il tempo di assaporare gli squisiti formaggi preparati per i centauri.
Sotto il sole a candela la corsa è proseguita alla volta di Accettura, a 770 metri d’altezza. Per raggiungere questo singolare paese s’è dovuto scavalcare una valle, con immancabili salite e discese mozzafiato. Allo stand della Coldiretti, oltre ai soliti prodotti stagionali, anche delle gustosissime arance appena colte dalla pianta, di una dolcezza unica.
Ultimo controllo, a pomeriggio fatto, a Grassano e quindi l’arrivo in piazza a Matera accolti come l’anno passato dal Lambretta Club Sassi Matera e dal suo instancabile presidente Leonardo Cascione. Alla fine il tachimetro segnava 320 chilometri.
L’ultima tappa s’è snodata da Matera alla città dei Due mari, sotto il sole, con le abituali e golose soste a Martina Franca e a Villa Castelli e la new entry Palagiano.
Il via, a Matera, è stato dato alle 12 da piazza Vittorio Veneto, per dare modo a tutta la carovana di ammirare i caratteristici Sassi, abitazioni scavate nella collina e immortalate nel film “The Passion” di Mel Gibson. Le piccole costruzioni, che sino agli anni Cinquanta ospitavano uomini e animali in spazi ristrettissimi, ricostruiscono perfettamente il paesaggio palestinese di duemila anni fa, tanto che il tempo sembra essersi fermato.
Sotto un sole implacabile, gli ultimi 140 chilometri se ne sono andati in poche ore. I buffet preparati ai controlli orari hanno facilitato la marcia, prendendo tutti per la gola. Alle stelle Vito Ciracì e Ciro Urselli, che a Villa Castelli hanno fatto gli onori di casa, facendo spalancare a sindaco ed assessori le porte del municipio e offrendo i prodotti della loro generosa terra.
Tutti insieme, infine, s’è percorso il tratto finale, in una sorta di solenne processione.
I motori, pur fiaccati da sei giorni di tirate e sollecitazioni, pareva “pregassero”. Commozione e felicità sui volti di tutti, appena tagliato il traguardo.
Onore e merito alle centaure che sono giunte a Taranto: Maria Consolata Gerini su Vespa Sprint 150cc, Carla Pizzato su BMW R51/3 500cc, Lucina Xamo su Guzzi Superalce 500cc, Nadia De Marcellis su Guzzi Imola 500cc, Birgit Thiessen su Ducati GT 750cc, Dorothee Preis su Guzzi California 850cc, Ombretta Bonvicini su Honda CB 750cc, Manuela Moteka su Ducati 750cc e Bettina Fritz su BMW HP2 1200cc.
In serata le premiazioni dei vincitori delle varie categorie sono state salutate da calorosi applausi.