- Milano – Breganze
- Breganze – Imola
- Imola – Cascia
- Cascia – Castropignano
- Castropignano – Matera
- Matera – Taranto
23° MILANO-TARANTO 5-11 luglio 2009
Fatica? Felicità, piuttosto. Sul traguardo di Taranto la bandierina a scacchi ha cancellato in un solo colpo una notte di pioggia violentissima, sei giorni di caldo torrido, ore di lavoro attorno ai motori e muscoli massacrati.
La lunga cavalcata dal nord al sud, duemila chilometri tondi, s’è conclusa di fronte al palazzo del Governo, tra due ali di folla curiosa e divertita. Anche la 23^ edizione della Mi-Ta è andata in porto. I 210 centauri hanno passato lo striscione con un velo di commozione, l’occhio umido e il cuore già pieno di ricordi. Sono stati sei giorni intensi, a spasso per l’Italia, lungo stradine secondarie, su e giù per l’Appennino sfiorando Maiella e Gran Sasso, attraversando paesini dai nomi fiabeschi, a un tiro dalla martoriata terra abruzzese, costeggiando enormi coltivazioni di girasoli, grano e orzo, spiando gigantesche e immobili pale eoliche, sfidando i 40 gradi all’ombra, esplorando i misteriosi Sassi di Matera.
Nella prima frazione, da Milano-Idroscalo a Breganze, è stata la pioggia a farla da padrona. Undici ore di acqua, senza tregua, tra Lombardia, Trentino e Veneto. Per fortuna c’erano i lampi a rischiarare la strada perchè nella pianura padana perdere la trebisonda era facilissimo e molti ne hanno fatto le spese, ma nessuno si è lamentato, al C.O. di Crema le moto c’erano tutte, pronte a ripartire alla volta di Salò e della bellissima Riva del Garda dove lungo le sponde del lago era stato allestito un buonissimo ristoro che ha placato gli animi dei piloti e rischiarato il cielo. E poi via verso Rovereto, ma prima di arrivare a Breganze, i più impavidi centauri, hanno seguito il percorso che portava ad Asiago e al suo bellissimo altipiano. L’accoglienza nel piccolo paese della Laverda, fondata 60 anni fa, è stata magnifica grazie all’impegno della Breganze Servizi presieduta da Gianni Salin.
La seconda tappa, Breganze-Imola, s’è dipanata prima attorno ai dolci colli euganei con sosta a Montegaldella e poi nell’assolata pianura ferrarese, toccando Lendinara fino ad arrivare a Conselice accolti alla grande dal Moto Club locale. Prima del traguardo, nella piazza maggiore di Imola, una deviazione ha portato i motociclisti a scalare i tornanti che portano verso il passo della Raticosa. A metà salita l’inversione di marcia ha permesso di passare e sostare a Fontanelice, coccolati ospiti del Comune e del Comitato “Sapori in Piazza” che ha allestito il ristoro nella torre campanaria della città!
Temuta, soprattutto per il chilometraggio, la terza frazione ha condotto il gruppo dei centauri a Cascia, nella terra di Santa Rita, attraverso il Montefeltro e la Valnerina. Paesaggi incantevoli, disseminati di paesini, Santarcangelo di Romagna, Montecalvo in Foglia, Cantiano, Annifo, hanno fatto da cornice alle interminabili salite che hanno messo alla frusta i motori. Ma le vecchiette hanno sempre risposto alla grande… magari con la complicità di meccanici e di Armando Tuzi, come sempre costretto a tirar notte fonda per permettere a tutti di risalire in sella il mattino successivo.
Anche la quarta frazione non è stata facile. Da Cascia il percorso s’è snodato in Abruzzo, toccando centri come Monteleone di Spoleto, Capradosso (semplicemente meraviglioso il ristoro offerto dal Comune di Petrella Salto), Balsorano e Rionero Sannitico, raggiunto dopo aver valicato la Forca d’Acero. Una tappa tutta “mangia e bevi” tra salite e discese capaci di ubriacare anche il più astemio della compagnia. L’arrivo a Castropignano, nel tardo pomeriggio, è stato salutato con un sospiro di sollievo.
E che dire della quinta frazione? Ancora montagne a gogò, tra Jelsi, Montecalvo Irpino e Ariano Irpino, Aquilonia, Castel Lagopesole prima di concludere la giornata a Matera, la città dei misteriosi e suggestivi Sassi, grazie alla collaborazione del Lambretta Club “Sassi” capeggiato dal suo inossidabile presidente Leonardo Cascione.
Merita senz’altro un accenno, lo svolgimento della gara enogastronomica che da nove anni la Milano-Taranto storica coltiva con passione ed interesse. Quest’anno sono state 24 le sedi di ristoro disseminate lungo lo Stivale, tutte pronte a contendersi lo scettro del “Miglior Ristoro della 23° Milano-Taranto”. La parte del leone l’ha fatta come sempre la Coldiretti Nazionale con le sue assocciate di Lendinara, Santarcangelo di Romagna e Annifo in collaborazione con le Pro-Loco ed i rispettivi Comuni. Però quest’anno si sono ritrovati ex-quo il ristoro di Fontanelice a pochi passi da Imola e quello di Capradosso piccola frazione di 250 anime nel Comune di Petrella Salto. Sicuramente per il primo l’ambientazione della torre campanaria con ogni piano dedicato ad una pietanza con gran finale del dolce proprio sotto le campane, ha contribuito all’ottimo risultato, che però ha trovato nella gastronomia esclusivamente Casalinga e Genuina di Capradosso un osso duro da combattere…. Infatti nel piccolo borgo della Provincia di Rieti le donne del paese hanno preparato una moltitudine di bontà locali tutte made in casa! Al secondo posto il ristoro di Montecalvo in Foglia, e poi Castel Lagopesole, Asiago e Martina Franca.
L’ultima tappa s’è snodata in terra pugliese. Dopo pochi chilometri sono apparsi i curiosi trulli di Alberobello, poi la deliziosa Martina Franca, quindi l’assolata campagna di Cellino S. Marco, infine Villa Castelli. Cicale e motori hanno fatto a gara a chi alzava di più la voce.
Il lungomare di Taranto ha accolto il caleidoscopico gruppo con il suo rettilineo che ha permesso ai “piloti” di lanciare i loro bolidi prima della bandierina a scacchi.
Il padovano Attilio Lucchi ha voluto che le sue quattro Slughi, preparate puntigliosamente durante l’inverno, tagliassero il traguardo in parata. Anche le piccoline della Laverda ed il Guzzino sono giunte alla meta, pur con la “voce” del motore non più intonata ma rauca per i troppi sforzi. Meravigliose il Benelli Leoncino di Leo Schmit, la Bianchi Tonale di Graziano Dall’Osso, la Gilera di Ghidoni Marino. Superbe le Bmw, le Gilera Saturno, le Guzzi Falcone, le Morini Treemezzo. Ma anche le Lambretta (gruppo affiatatissimo guidato da Carlo Sannino e Donato Di Dio) e Vespa (poche quest’anno ad onor del vero, ma con Maria Consolata Gerini battagliera come sempre) hanno compiuto fino in fondo il loro dovere. E poi la Iso Sport 125 cc del 1954 di Bortolon, le Aermacchi di olandesi e belgi, le Ducati, le Motobi, le Benelli sono state ammirate. Simpaticissimi come sempre i maltesi Tony Cassar, Albert Pisani e Raymond Bonnici con le loro invidiate Ariel. Inconfondibile la barba al vento di Walter Thoma, sincero il sorriso di Ombretta Bonvicini, palpabile la felicità dell’australiano Renato De’ Pannone. Monumentali i sidecar, curioso il Messerschmitt cyclecar di Hingst Jelle, sempre con il motore scoperto il Velorex Jawa di Roberto Galli e Liviana Di Valentin, bisognoso di cure continue e assidue. Tutti i piloti si sono fatti onore, nonostante problemi meccanici di tutti i tipi e inopportune cadute.
Alla cena di gala, all’Appia Hotel di Massafra, durante la quale si sono svolte le premiazioni, i tappi sono volati copiosi. Per tutti l’appuntamento è alla prossima edizione. Mentre staffette, cronometristi, il direttore di corsa Marcello Tortoioli, Sergio Campana, si stanno concedendo un po’ di riposo dopo una settimana intensa, il patron Franco Sabatini sta già pensando all’edizione numero 24. Un’edizione, ne siamo certi, ricca di sorprese e novità.