- Milano – Imola
- Imola – Recanati
- Recanati – Castropignano
- Castropignano – Paestum
- Paestum – Castrovillari / Spezzano Albanese Terme
- Spezzano Albanese Terme – Taranto
21° MILANO-TARANTO 8-14 luglio 2007
LA GARA:
Sei giorni a spasso per l’Italia, seguendo strade minori, attraversando paesini dai nomi fiabeschi o piccoli borghi abbarbicati su speroni rocciosi, in mezzo a valli ombrose punteggiate da alberi secolari o lungo litorali che rimandano alla storia di quasi tremila anni fa.
La rievocazione storica della Milano-Taranto, mitica competizione per moto sospesa dopo l’edizione del 1956 a causa dei tragici incidenti avvenuti alla Mille Miglia automobilistica, ha un fascino singolare ed è un invito a scoprire l’Italia minore, quella più vera e genuina, fatta di persone concrete che si impegnano quotidianamente per far marciare il Bel paese.
Alla ventunesima edizione, scattata alla mezzanotte di domenica 8 luglio a Milano e conclusasi sabato 14 luglio sul lungomare di Taranto, hanno partecipato quasi duecento piloti, provenienti da tutta Europa, tra i quali un nutrito gruppo olandese, affezionati alla manifestazione ideata ed organizzata da Franco Sabatini con la collaborazione della moglie Wilma e delle tre figlie Claudia, Lina e Natalina e soprattutto dall’efficiente e collaudatissimo staff di cui citiamo solo i nomi: Alessandro, Angela, Armando, Carlo, Daniele, Danila, Dario, Donato, Emiliano, Enrico, Federico, Filippo, Francesca, Gabriele, Gianfranco, Gianni, Gheri, Laura, Loris, Luciana, Marcello, Marilena, Nicola, Roberto, Sergio, Stefano, Travi e Vittorio.
Dall’Idroscalo milanese sino al capoluogo barese è stato tutto un succedersi di incontri con città d’arte e ambienti di rara bellezza che di solito sono preclusi ai viaggiatori che si muovono solo seguendo le autostrade o le arterie statali.
Lo spettacolo del sole che sorge e lambisce la pianura padana, mentre la carovana attraversa Parma e Reggio Emilia, da solo vale la fatica di sei giorni di moto. Il passo della Raticosa, a cavallo tra Romagna e Toscana, evoca i campioni del ciclismo di un tempo, Bartali e Coppi su tutti. La sosta nel piazzale della basilica di Loreto, con la benedizione al gruppo, rinfranca lo spirito. Il colle dell’Infinito di leopardiana memoria a Recanati riporta ai tempi della scuola.
Un velo di commozione davanti al monumento del pilota Ivan Palazzese, tragicamente scomparso durante una competizione in Germania, ad Alba Adriatica, dov’era posto un controllo a timbro, ha permesso di rinnovare il ricordo di tanti centauri.
E poi giù, attraverso il Molise e la Campania, toccando Castropignano, Morcone, Benevento, Eboli e la splendida Paestum. I concorrenti sono giunti davanti ai resti dell’antica Poseidonia al tramonto, mentre i raggi del sole indoravano le vestigia che ancora narrano della Magna Grecia e della potenza di Roma.
Il litorale Tirrenico ha accompagnato moto e piloti attraverso Maratea, Policastro, Sapri.
Poi la strada ha preso a salire verso Mormanno e Francavilla, con una sosta a Brienza, dove il sindaco in persona ha accolto i concorrenti ed offerto un rinfresco di straordinaria bontà. Ma tutti i paesi sede di controlli orari hanno fatto a gara nel proporre i prodotti tipici: dalle mozzarelle di Fossacesia alla pasta e fagioli di Serino S. Michele, dalla ricotta ancora bagnata di latte alla frutta freschissima della Masseria Accetta Grande di Massafra, un’oasi di frescura e prelibatezze nell’assolata campagna pugliese. Coldiretti, Pro loco, amministrazioni comunali, moto club hanno fatto anche l’impossibile per accogliere la variegata e rombante pattuglia.
Le moto hanno fatto la loro parte, pur soffrendo gli «acciacchi dell’età». Armando Tuzi, il meccanico dalle mani d’oro, ha fatto anche l’impossibile pur di garantire ai concorrenti il traguardo finale.
Problemi, più o meno grandi, ne hanno avuti tutti: dalla miscela troppo magra alle valvole che si puntavano, dalle batterie perennemente scariche alle forature, l’ultima delle quali ha rischiato di mettere fuori corsa Romano Cornale, partito in sella ad un Guzzino di appena 65 cc, ma puntuale, grazie a due bombolette di «fast» sotto lo striscione d’arrivo.
Sempre in sella al suo mitico Motom Junior 48cc anche quest’anno è giunto al traguardo Davide Burzoni, partito a Milano assieme a Thomas Theren su Guzzino 65cc che però non ha avuto la stessa fortuna.
La più «vecchia» del gruppo era una Guzzi Gt 2 VT del 1931 portata in gara dall’olandese Win Couwenberg: 76 anni ben portati, vocione ruggente, linea un po’ larga e un tantino rigida sulle sospensioni.
Una delle più rare era senza dubbio la Gilera Saturno Sanremo 500 cc del 1950, guidata da Giancarlo Beretta mentre un’altra vecchietta che in qualche modo s’è fatta onore era la Gilera SS 500 cc sidecar del 1934 guidata dal monegasco Gianni Mostosi che aveva accanto il figlio Livio di 11 anni. Alla fine della seconda tappa la moto ha pagato gli sforzi e c’ha rimesso la guarnizione della testa. Tuzi ha risolto il problema ricorrendo ad una pentola d’alluminio trovata in albergo. Tagliato il fondo, lo ha sagomato come la vecchia guarnizione, fissandolo alla testata e la moto è ripartita.
Molto ammirata anche la Guzzi Condor 500 del ’39 dell’olandese Loek Tuinman e la Bianchi Cervino 175 cc del 1955 dell’imolese Graziano Dall’Osso.
Suggestivo il sidecar dello svizzero Kurt Amrein che ha corso con la moglie Anni, un Triumph TT 500 del 1950.
Lunghissima la teoria di Lambretta e Vespa, tra le più affidabili; singolare la Mv Discovolante 175 cc di Cosimo Vaccarelli di Massafra, un settantottenne in piena forma, come il modenese Italo Ferri, un anno in meno ma vitalità da vendere, già campione italiano, che stavolta ha guidato una Morini Sport 350 del 1975. Per lui c’è solo l’imbarazzo della scelta: nel suo garage ci sono oltre cento moto d’epoca, tutte perfettamente funzionanti.
Guzzi e Gilera hanno fatto la parte del leone, con i «Falconi» in grande evidenza. Ma anche Mv, Bianchi, Mondial, Motobi, e Benelli hanno catturato l’attenzione degli appassionati riconfermandosi marchi dal glorioso passato. Splendida la Laverda 750 del 1973 portata in gara da Lorenzo Vivian, una moto che ha dato del filo da torcere alle case giapponesi, aprendo la via delle grosse cilindrate.
Duemila chilometri in sei tappe, a spasso per l’Italia: un’avventura che resterà incancellabile per quanti hanno avuto modo di viverla.
Come la bandierina a scacchi s’è abbassata sull’ultimo concorrente il pensiero immediatamente andato alla prossima edizione, quella targata 2008.
La Milano Taranto ha un fascino talmente forte che è impossibile resisterle: provata una volta non la si lascia più.