Decisi di partecipare alla mia prima Milano-Taranto del 1994 per tenere sotto controllo mio marito Roberto ed evitare che, come successo nel ‘93, partecipando da solo si facesse ancora male. Così iniziammo la nostra carriera di sidecaristi con una moto Guzzi Sport 15 del 1932, non certo velocissima, ma adeguata alle nostre capacità.
La Milano-Taranto per noi rappresenta una possibilità unica per girare l’Italia da “moto turisti” come si faceva una volta, lontano da autostrade e traffico e città; poter sentire e gustare i rumori, i profumi, il cibo, i luoghi e la gente italiana con un margine di sicurezza che l’organizzazione, oramai perfezionata nel tempo, permette. Inoltre abbiamo il privilegio, durante tutta la manifestazione, di incontrare e conoscere tanta gente stupenda con la quale ci si accomuna immediatamente, sia amici concorrenti che membri dello staff o gente conosciuta durante il percorso.
Certo, di difficoltà, in 26 edizioni ne ho incontrate tante: i guasti meccanici, le rotture dei raggi, la pioggia, la perdita del percorso, le forature, il tradizionale rimanere senza fari durante la prima tappa notturna; sono tutte cose scontate, ma per fortuna tutte sono superabili e non sufficienti a farci desistere dal ripresentarci ogni anno alla partenza.
Il ricordo più bello: edizione 2000, piazza San Pietro, udienza pubblica con il Papa, tutti schierati con motori a manetta e clacson pigiati aspettando il suo passaggio; quando ho visto passare il Santo Padre, a due metri da me sulla Papa Mobile bianca scoperta, mi sono impietrita e non sono stata in grado neanche di fare una foto tanto ero emozionata. Devo dire che però anche il Papa era un po’ frastornato dal baccano che le nostre oltre 100 moto facevano.
LIVIANA DI VALENTIN
Milano
Mita 2020 con Bmw R69S del 1960 – Passeggera di Roberto Galli