Ho scelto di partecipare perché era da molti anni che volevo provare l’esperienza anche se sono quasi 10 anni che faccio gare di regolarità. La bellezza della Milano – Taranto è che tu vivi un film degli anni ’50: vedevo per strada i ricordi di mio padre e mio nonno, come se riuscissi ad osservare l’Italia di 40 anni fa. Conosci persone che ti raccontano la loro vita in moto e nonostante sia una competizione dura e sfiancante, dal punto di vista umano ed emozionale è un’esperienza unica.
Sono stati diversi i mezzi che si sono guastati durante la gara, tanto che si è dovuto noleggiare un secondo carroscopa per trasportarli. Anche la mia Vespa, purtroppo, ha avuto dei problemi: si è rotta la vite di supporto motore. Durante la notte ho lavorato insieme al meccanico di gara Mario Terzigni, che con un abile lavoro di saldatura è riuscito a ripristinare il mio mezzo. Grazie a lui sono riuscito a fare gli ultimi chilometri rimanenti. Bisogna sempre utilizzare l’attrezzatura giusta e corretta – spiega – è importante essere preparati fisicamente ma anche mentalmente e usare la testa.
È un’esperienza eccezionale, in futuro ne farò altre. In questa settimana mi sono sentito un altro: non esiste coppa o premio che possa pagare le emozioni che ho provato stando insieme a queste persone. Lì ho vissuto quello che, secondo me, dovrebbe essere il rapporto vero fra esseri umani, la vita dovrebbe essere sempre una Milano – Taranto. Oggi non si comunica più gli uni con gli altri, si scrive e basta: la vita, invece, è lo spirito che accompagna questa gara e se si vivesse così ogni giorno tutto sarebbe sicuramente più bello e colorito!